Un viaggio al contrario..dal grande al piccolo; da quello che vedono tutti, alle cose che forse passano inosservate. 

La bellezza un pochino per volta.

La bellezza è un attimo. Puo darsi che il momento dopo non c'è più..e allora come faccio a raccontarla?

( Ma sopratutto, come potremo permettere a questi figlioli di ritrovare questi attimi?)

La Storia, le Storie di questo posto... ma come la raccontiamo noi.

Ce ne sono tanti di manuali, libri, guide e siti web che presentano la nostra regione e il nostro comprensorio; ma noi abbiamo scelto di fare un lavoro che partisse dalle cose più piccole e meno evidenti; insomma invece di guardare ( senza vedere..) quello che è famoso e di lusso oppure che fa guadagnare i soldi; quelle che sono presentate come cose straordinarie e bellissime ( come per essere messe in vetrina..), noi ci siamo concentrati su tutte quelle piccole " meraviglie" che sono più difficili da notare. Noi siamo diventati 

" passeggeri" di un viaggio lento nel nostro posto, sulle strade dove camminiamo ogni giorno; nella nostra storia...anzi, le  Storie. 

( Per una volta, non sarà il web a dettare notizie, canoni e punti di vista; saranno i nostri figlioli ad offrire al web e a chiunque voglia essere " contaminato")

WE ARE PASSENGERS ......

E come si decide di essere viaggiatori, i passeggeri che vanno lenti, ma che possono godere dello spettacolo quotidiano del proprio posto. Cambiare il punto di vista, decidere di notare ogni piccolo dettaglio...il minimo cambiamento quotidiano che NON è noia, abitudine, banale sguardo su quello che diamo per scontato; allungare l'occhio su lontananze raggiungibili dalla curiosità e dall'orgoglio delle proprie radici. Passeggeri in un virtuale mezzo che viaggia molto lentamente e che è pronto ad accogliere altri visitatori, a far salire a bordo altri punti di vista; ma che sia segnale di rispetto e di tutela. Il nostro territorio... ed ogni pezzo di mondo sono il BENE COMUNE. L'unico che abbiamo.



WHAT .. A WONDERFUL .. WORLD - That's it


HAVE YOU EVER realized 

HOW MUCH BEAUTY IS STILL IN THE WORLD?

We spent this time

Watching our land

LANDSCAPES... ALL AROUND

JUST LOOKING AROUND

HANGING AROUND,  HANGING AND WATCHING

NO..IT'S NOT NECESSARY TO GO FAR...

WE DON'T NEED TO TRAVEL AWAY...

No, not at all... we don't need it

We may be like passengers...THE PASSENGERS

Feeling like travellers, discovering this land

We may think : what place is this?

We may feel : is this the place where we live?  

 Wow!? where are we now?

What a surprise... this land...WHAT A SURPRISE!

Yes... now I can see ... we have to see..

Let's appreciate all the particulars

The smaller particulars

We ' ve choosen to become the passengers

The passengers on this new trip

the passengers sitting and travelling under this sky. This sky, this one.

WHAT AM I DOING HERE? What are we doing here.


Ci siamo interessati a tre aspetti da raccontare per farveli conoscere, amare e tutelare.

  1. La casa colonica ( ciò che è rimasto di originale, quello che queste costruzioni possono raccontare: la calma, l'operosità, la famiglia, la speranza, l'attesa, la condivisione, il rispetto e l'amore per la terra.

  2. Le edicole votive e le chiesine padronali: insomma quelle meno note, quelle  che ci raccontano di un'Arte minore, destinata a tutti e fatta con tanta vocazione

  3. La vegetazione, la morbidezza del territorio: la lenta trasformazione dell'uomo; gli olivi, le querce, i lecci, le ginestre e poi la macchia...la macchia fitta.

Insomma, dagli argomenti più grandi....abbiamo individuato queste cose simboliche da raccontarvi proprio bene....particolari, forse meno vistosi...ma speciali!

Dal nostro posto

                                                                        Ed è solo l'inizio.

LA CASA COLONICA

Abbiamo fatto una ricerca sul web; è stato difficilissimo trovare qualche notizia sulla storia di queste case....lo sapete, ci sono solo tante " case vacanza"; oppure delle case mezze rimesse a posto, da vendere per fare gli agriturismi. Macchè contadini, coloni..salariati, aia o vita di campo...solo case che forse una volta erano così, ma oggi ( molti) sono dei posti super chic, tutti belli e comodi, con la piscina e le sdraio in bella vista; con i letti a baldacchino e le cose finte dentro. Ma questi giardini così curati e che fanno pensare alla vacanza e all'ozio, non sono quello che ci è stato raccontato dalle maestre e da alcune persone; c'hanno certi nomi queste case.... mica quelli che ci abitavano una volta gli avevano messo nomi così " stranieri" e invitanti....( una volta dice che si chiamavano " vocaboli")

Poi, con pazienza e con l'aiuto, finalmente abbiamo trovato le notizie necessarie per raccontarvi che cosa erano queste abitazioni. Purtroppo ormai non hanno più ne' la struttura ne' l'anima di quello che sono state.

In queste case grandi, vivevano famiglie numerose che si dedicavano ai lavori della campagna e agli allevamenti. La popolazione umbra che viveva in queste case era povera e dedicava tutto l'anno ad un duro lavoro nei campi. I " coloni"  quelli insomma che dovevano abitare nella campagna, ( contadini) non erano tutti uguali; tutto dipendeva dal rapporto o dal contratto che avevano con i proprietari dei " poderi". Molte volte erano poveri e lavoravano tanto per avere solo da mangiare.  Facevano tanti figli perchè così avevano più persone a lavorare con loro; più lavoravano e più avevano da mangiare. Molti figli di queste famiglie si chiamavano: Primo, Secondo, Terzilio, Quartilio, Quintilia, Sestilia, Settimo, Ottavio.....Ci sono ancora delle persone che si chiamano così. 

La vita nelle case coloniche era semplice e non sempre facile; ma tutto si svolgeva secondo ritmi molto lenti, legati alle ore di luce del giorno e alle faccende. Le grandi cucine ospitavano i pranzi e le cene di tutti i familiari; pasti semplici e senza tante cose sul tavolo, stoviglie incluse... ma non c'era la tv e si parlava, si pregava e si gustava ogni boccone come fosse un vero dono di Dio.

A noi piace immaginare, come ci è stato raccontato, che quando c'erano i grandi lavori come battiture e trebbiature, dopo i pranzi più ricchi del solito, tutti si riposassero un po' sotto pergolati o all'ombra dei gelsi, in un silenzio bellissimo con solo i rumori della natura. ( questi uomini che andavano a lavorare in tanti in queste occasioni, si chiamavano " Opera" - che sarebbe una specie di nome collettivo - viene dal latino )

Le case coloniche originali, sono ormai rarissime e ce ne siamo resi conto anche noi. E invece sono belle così, come erano una volta: semplici, silenziose, solide ( fuori e  dentro sono anche crollate) e che conservano ancora il ricordo del lavoro lento e valoroso e quello forte delle famiglie. Avvicinandoci a questi posti, si sente l'odore della campagna e delle bastie; ma non è male.

Ci sembra un gran peccato che tra qualche anno, non ce ne sarà più nessuna di quelle originali. Per noi sono monumenti. La maestra Bea ci ha detto che non è una vergogna lavorare nei campi o con le bestie, bisogna avere rispetto di questi lavori antichi. Del resto i capi delle prime grandi civiltà, avevano le ricchezze e il potere grazie all'agricoltura e all'allevamento.

Queste abitazioni, erano abbastanza lontane una dall'altra; le famiglie che le abitavano erano molto numerose e tutti avevano un compito da svolgere. Dentro le grandi cucine c'erano dei caminetti grandi che, nello spazio interno avevano dei posti a sedere " i cantoni". I cibi si cucinavano sul fuoco del caminetto e con la brace si scaldava la casa e i letti. La sera  stavano tutti li' intorno e magari si raccontavano delle storie, sia tristi che allegre; però stavano tutti insieme. Al piano terra c'erano le bestie " vaccine" e delle stanzone dove tenevano il cibo per gli animali e alcuni raccolti. Accanto alle case c'erano anche le porcilaie, dove venivano allevati i maiali che erano una grande risorsa. ( del maiale non si butta niente). 

Le case coloniche hanno resistito al terremoto. Ma alcune purtroppo sono " mangiate" dai rovi e dalle erbacce. Noi pensiamo che le persone di una volta che ci hanno abitato e che si sentivano a casa loro, oggi sarebbero molto tristi pensando che tra un po' questi posti scompariranno.

LE EDICOLE VOTIVE E LE CHIESINE DI PROPRIETA'

Quante volte siamo passati in bici, a piedi o in macchina, lungo le strade che collegano i nostri paesi; ma non avevamo mai fatto caso a queste costruzioni piccole, a volte un po' rovinate e coperte da siepi o da erbacce....la maestra Bea ci racconta che da quando era piccola, si faceva il segno della croce ogni volta che ne incontrava una; per abitudine  come le avevano insegnato.

Spesso neanche si vedono queste " edicolette " dove c'è o un quadretto o una formella che raffigura la Madonna. Ora ci facciamo tanto caso, le cerchiamo e ne abbiamo trovate molte. Sono tutte belle, alcune fanno tanta tenerezza perchè vediamo una mamma con il suo bambino. In alcune ci sono intorno piante di rose che a maggio fioriscono.Non è stato molto facile capire il significato di " edicole votive" ma abbiamo fatto una piccola  ( mica tanto..) ricerca: edicola deriva dal latino e significa casetta ( anche i popoli antichi avevano queste casette per le loro divinità che proteggevano le campagne). Quando il paganesimo divento' la religione Cristiana ( monoteista) dentro queste casine, la gente cambio' le immagini o le statuette e ci mise quelle di Gesù o della Madonna. Queste casine, lungo le strade poco frequentate e che spesso erano buie e paurose, servivano per fare compagnia ai " viandanti" e ad illuminare la notte con i lumini.

Invece " votive" ( che è sempre una parola molto antica) significa che alcune cose: la costruzione, la preghiera, delle promesse o dei piccoli regali, venivano destinati alla Madonnina dell'edicola. La gente credeva che queste cose potevano aiutare ad avere una vita tranquilla con buoni raccolti e nessuna malattia. Certe ragazze una volta chiedevano anche di trovare marito.Queste piccole costruzioni, sono ormai solo nelle strade di campagna e spesso qualcuno ha rubato o danneggiato le formelle o gli affreschi contenuti nelle nicchie. Eppure, adesso a pensarci bene, per noi hanno un grande valore. Sono la nostra storia, anzi Storia... e ci raccontano di desideri, speranze e magari dolori, di persone che non ci sono più. Danno un senso di pace, di riposo e di attesa ( che sarebbe una pazienza ...) non  è  per niente giusto che vengano dimenticate o lasciate nascoste sotto roghi e cespugli. 

Oltre a queste edicolette, ci sono addirittura anche chiesine o chiesette vere e proprie; quelle che qui si chiamano le chiesine padronali. Ce n'è una proprio qui vicino in una località che si chiama " Osteria"; una chiesina ormai in rovina, non accessibile perchè ha il tetto che sta venendo giù. Eppure, sbirciando dentro si può vedere un altare ed un fregio, forse di gesso o forse rilievo, bellissimo.

Voi direte che di chiese già ce ne sono tante e sicuramente più importanti, ma queste sono come un regalo delicato che ci hanno fatto i nostri antenati antichi e allora, stiamo imparando a vederci un'Arte vera e propria. A Pieve Caina c'è una bellissima edicola con una donna che tiene in mano un piattino e due occhi dentro; ci hanno detto che è Santa Lucia. Un uomo l'aveva fatta costruire perchè la figlia malata agli occhi, alla fine si era guarita e allora, per ringraziare questa santa che protegge la vista, come " voto" le aveva dedicato questo posto. 

Alcune di queste edicole sono molto antiche, hanno almeno tre/quattrocento anni. Una volta si facevano delle processioni con tutta la gente che si riuniva dalle campagne e tutti si fermavano a pregare davanti a queste chiesine. Erano feste molto importanti e le donne mettevano delle tovaglie ricamate con fiori e candele, preparando degli altarini molto curati. Ora noi abbiamo visto che le erbacce hanno coperto le figure e queste madonnine sono rovinate e dimenticate. Peccato. 

LA VEGETAZIONE E LA MORFOLOGIA DEL TERRITORIO: i tipi di alberi e piante ( olivo, ligustro, leccio. quercia, ginepro, scopo, olmo, cornioli, alloro, gelso, fico e vite ) La macchia e la campagna.

A guardare con attenzione, come ci ha fatto fare la Maestra e con un dito seguire, piano piano e senza perdere il segno, la forma delle colline e dei campi sotto, ci è piaciuto tanto. Ci è servito per disegnare meglio il panorama. Insomma, noi prima facevamo i disegni " a mente" e un pochino in fretta e così ci venivano tutti triangoli appuntiti messi al contrario. Invece il nostro ambiente è " morbido" e dolce; i colori sono tanti e diversi, tutte sfumature delicate che non bisogna mai pigiare le tempere, anzi si mischiano anche colori diversi. Anche gli alberi, adesso che ci siamo concentrati ad osservarli bene bene, sono uno diverso dall'altro. 

I più belli sono gli ulivi e le querce. Gli ulivi hanno dei tronchi tutti storti e strani; ci si possono immaginare tante figure. Le querce sono grandi e alcune sono molto antiche e imponenti.

Dentro la " macchia" che sarebbe il nostro tipo di bosco, ci sono tanti tipi di alberi, tutti intrecciati e fitti fitti. Ce ne sono alti e grossi come i lecci, ma anche più fini e intricati come il ginepro , il corniolo e lo scopo. Dentro la nostra macchia si possono trovare i funghi che sono buonissimi; ma bisogna conoscerli bene altrimenti si confondono con quelli velenosi. Andare dentro la macchia fitta, è molto bello e misterioso e ci sono tanti odori speciali, però puo' essere anche pericoloso se uno non li conosce e magari si perde o cade. Ci sono anche tante serpi e serpenti, ma la maggior parte non sono pericolosi e a qualcuno possono sembrare anche belli. Le vipere sono serpi molto paurose e scappano se sentono i rumori. La gente ne ha molta paura perchè le confonde con altri rettili che invece sono molto utili. Lungo le strade che costeggiano la macchia o i campi, ci sono tante ginestre, cespugli che in estate fanno dei fiori gialli molto vivi e che colorano tutto il nostro paesaggio. Quando viene il giorno del " Corpus Domini"  in alcuni dei nostri paesi ( dove ancora fanno le processioni ) si usano questi fiori per fare dei disegni sulla terra delle vie che si attraversano. Vicino alla macchia abbiamo scoperto dei fiori incredibili, addirittura l'anno scorso la maestra ci ha mostrato una specie di orchidea selvatica che è fatta da tanti omini con due braccine, due gambette ed una testa con un cappello. Bisogna guardare con molta attenzione, forse ci vuole una lente d'ingrandimento, ma poi veramente si vedono gnomini e le spose degli gnomini. La maestra dice che le leggende e le storie sugli elfi e gli gnomi del bosco, sicuro che sono iniziati perchè qualcuno, molto tempo fa, aveva guardato questi fiori con molta attenzione e pazienza, e poi per raccontare delle favole ai figli, si ricordava di questi omini e ci fantasticava. La natura del nostro territorio è piena di " regali" che non si comprano e per questo dobbiamo capire e far capire che non è solo un posto turistico e un po' finto, ma è tutto quello che abbiamo.


Ogni anno se ne trovano di meno di questi fiori selvatici; restano soffocati dalla robaccia oppure la gente li raccoglie senza pensare che così non ne nascono più. Per vederli non c'è bisogno di coglierli o di strapparli, basta che uno si ferma e li osserva al posto loro; così li vedono tutti e non solo quelli che li raccolgono.

La macchia è un posto dove si può camminare in pace; si sentono rumori che sono solo della macchia, gli odori cambiano con le stagioni e anche la luce appare unica e non è facile da descrivere se non si vive direttamente. Viene la voglia di toccare le foglie o certi sassi e si viene continuamente sfiorati da tutti i rami che sembrano braccia che ti vogliono trattenere. In estate ci sono anche le more da assaggiare e in autunno dei frutti selvatici  dolci e morbidi che si chiamano " lalleroni" ; noi non li abbiamo ancora mai mangiati. Speriamo che ce ne rimarranno per quando andremo da soli dentro la macchia perchè saremo grandi.

Ogni foto è stata fatta da noi ( infatti non sono perfette)

 o ci è stata donata da: M.Giovanna Granocchia, Massimo Barzoni, Arianna Barzoni., Paola Mancini.

Abbiamo rispettato il copywrite e le nostre immagini ne sono libere. Ci sono solo due citazioni fedeli ( Eternit e Ailantus) che abbiamo trascritto da due siti che sono liberi e divulgativi.

Classe IV - A.Capitini Spina PG
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